di don Michele Busti
Articolo tratto da Porta terra / Anno 3, n. 1
«La Chiesa è realmente madre dei cristiani», afferma con entusiasmo Sant’Agostino. La Chiesa è nostra madre perché ci ha partoriti nel battesimo. Siamo generazione santa e popolo regale perché figli di Re, Dio e figli di madre santa, la Chiesa! Ed è sempre attuale e necessario contemplare nostra madre, guardarla con occhi carichi di stupore e scoprirne, tra i solchi e nelle rughe, parole di novità e sguardi di comprensione. Del volto della mamma non se ne ha mai abbastanza, mai stanca, mai annoia.
Con queste consapevolezze e con il desiderio di continuare a fondare nel Cristo adunante il nostro agire ecclesiale, ci accingiamo a percorrere un cammino a tappe che sarà scandito dai numeri di questo foglio d’informazione e che ci vedrà coinvolti nella contemplazione dall’interno del mistero della Chiesa. Durante questo percorso interrogheremo, in modo particolare, il dato biblico: come la Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento ci parlano della Chiesa? Quale insegnamento antico e sempre nuovo è in serbo per noi tra le pieghe della Parola di Dio?
Partiamo proprio dalle origini. Nell’Antico Testamento, precisamente nel Libro del Deuteronomio, (4,10) incontriamo per la prima volta la parola ebraica qāhāl, che sta ad indicare un popolo riunito in assemblea con carattere cultuale e giuridico: siamo nel contesto del giorno del consesso, in cui Israele è convocato da Dio davanti a sé, nei pressi dell’Oreb. Ci troviamo dinanzi ad un evento centrale per il popolo della promessa (Es 19), un momento in cui Dio chiede di fare memoria della sua presenza in mezzo al suo popolo; è un episodio che si configura come costitutivo per Israele e per la sua comprensione come ekklesía. Nella Septuaginta – la traduzione greca dell’Antico Testamento – qāhāl è tradotto proprio con questa parola: ekklesía, la matrice del nostro termine Chiesa. Israele, soprattutto dinanzi alle vicende e alle parole del Sinai, è la prefigurazione della Chiesa, popolo radunato dal Signore. Questo per via di alcuni motivi nodali: esso è chiamato gratuitamente da Dio; è un’assemblea che ha come coordinate primarie l’appartenenza a JHWH e il suo riunirsi esclusivamente intorno a Lui che è il convocatore e, perché, in assemblea, Dio si rivela annunciando la sua volontà che è fonte di salvezza per lo stesso popolo santo.
Questo primo – essenziale – approccio alla categoria di Chiesa nell’Antico Testamento ci offre la possibilità di ribadire una verità importante: il nostro essere comunità, tutti i nostri impegni e sforzi per vivere la realtà ecclesiale, non sono che una risposta, necessaria, alla chiamata di Dio che ci convoca nel suo Nome e nella sua volontà. L’artefice di ogni genuina azione ecclesiale è la Trinità, noi rispondiamo a questo invito per la nostra gioia e salvezza! Siamo invitati dal Padre a casa di nostra Madre, che ha luogo quando tutti insieme ci raduniamo e ci amiamo. E, lo sappiamo tutti, che il profumo della casa dei genitori, è il profumo più buono del mondo!