Come celebrare la Pasqua in tempo di pandemia

Carissimi Parrocchiani, 

la Settimana Santa e la Santa Pasqua ci trovano quest’anno in preda alla pandemia. Per tale dolorosa situazione le celebrazioni della Settimana Santa (Domenica delle Palme, Giovedì Santo, Venerdì Santo e Sabato Santo), inclusa la Santa Messa della Domenica di Pasqua, saremo costretti a celebrarle in solitudine fisica.

Non dimenticate: la Chiesa è la grande Famiglia di Dio; “in casa” la Famiglia Cristiana è una “piccola Chiesa”. Perché possiamo vivere spiritualmente uniti i sacri riti della Settimana Santa innanzitutto vi comunico l’orario delle celebrazioni e alcune riflessioni, riservandomi di darvi più in là indicazioni più specifiche.

  • Domenica delle Palme (05/04) Santa Messa: ore 10.00
  • Giovedì Santo (09/04)S. Messa dell’Ultima Cena: ore 19.00
  • Venerdì Santo (10/04) – Solenne Liturgia della Passione del Signore: ore 19.00
  • Sabato Santo (11/04) – Veglia della Resurrezione: ore 20.00
  • Domenica di Pasqua (12/04) – Santa Messa: ore 10.00

Le celebrazioni saranno diffuse attraverso la trasmissione in diretta sulla pagina Facebook della Parrocchia.

 

Celebriamo la Pasqua nelle case

Come il popolo di Israele in esilio – quando appunto era senza tempio, senza sacerdoti – ha iscritto la celebrazione della Pasqua nella ritualità familiare, così anche noi dovremmo imparare a celebrarla nelle case.

Vi invito a farlo ponendo al centro la Parola di Dio. La memoria della Pasqua è al cuore delle Scritture e ne è il momento culmine. Gesù celebra la Pasqua con i suoi discepoli perché non si perdano nella prova, e questo, cari fratelli e sorelle, è drammaticamente vero per noi oggi.

  • Le case

Celebriamo la Pasqua “restando a casa”. Lo spazio della casa è chiamato a diventare luogo del culto spirituale, dove «offrire i vostri corpi» (Rm 12,1), come dice San Paolo. Le relazioni più intime, se vere, se vissute in Cristo, diventano «tempio dello Spirito» (1Cor 6,19).  Accade già, ogni giorno, nella cura del cibo, nella cura del corpo, nella malattia, nell’amore… ma ora tutto questo deve essere celebrato in memoria della Pasqua di Gesù.

Ogni famiglia si inventi uno spazio con dei segni che richiamino la fede: la Bibbia o il Vangelo, un cero, un crocifisso, una tovaglia particolare che viene messa sulla tavola nei momenti celebrativi… Tutto questo poi potrebbe rimanere come un’esperienza che si può sempre ripetere: possiamo celebrare la fede nelle case, nella vita quotidiana, ogni giorno.

E chi è solo? Se si rimane soli si celebra lo stesso, perché «il Padre vede nel segreto» (Mt 6,6) della tua stanza e ascolta le tue preghiere, forse ancora di più, perché segrete!

  • Le chiese

 E le chiese? Rimangono aperte. Perché rappresentano il segno che la fede non è mai un fatto individualistico e neppure “familistico”. C’è una famiglia più grande, nella quale ciascuno è inserito, di cui sentirsi parte, fratelli e sorelle e, tutti insieme, figli e figlie. Per questo serve una parola che venga dalla Chiesa. Quale e come?

  • Ascoltare la parola del Papa ci fa sentire parte di una Chiesa universale;
  • ascoltare la parola del Vescovo ci inserisce nella Chiesa particolare;
  • poter ascoltare anche una parola che viene dalla nostra parrocchia, richiama il legame più prossimo con una concreta comunità di credenti. In tal modo dalla Mensa della Casa di Dio potrò parlarvi come un padre che immagina i suoi figli raccolti per pregare, in questo difficile momento, attorno alla mensa della vostra casa.
  • Il popolo di Dio

 Forse questa “emergenza” è l’occasione propizia perché “emerga” il popolo di Dio come soggetto vivo della fede e non solo come soggetto passivo, che assiste ad un rito che altri per lui celebrano; un popolo che si scopre “popolo sacerdotale”, in grado di celebrare.

Tutta l’assemblea è soggetto celebrante, ovvero, ogni credente deve imparare non ad “assistere” ma a celebrare attivamente. Ora può e deve farlo, altrimenti rimane un vuoto incolmabile. Il sacerdote che presiede vive il suo servizio non per sostituire il popolo di Dio, ma per aiutarlo a sentirsi parte attiva della celebrazione. E se questo vale per ogni domenica, vale particolarmente per la Pasqua.

  • I sacerdoti

 In questi giorni di emergenza noi sacerdoti stiamo vivendo in modo strano e spesso disarticolato il nostro ministero. Siamo presi da un’ansia compulsiva di scambiare forsennatamente messaggi e video… forse anche mancando di misura. Troppe parole, per nascondere silenzi imbarazzanti.

Forse ci sentiamo inutili, impotenti, privi del ruolo che prima sembrava certo. Anche noi sacerdoti dobbiamo saper trovare una misura tra il desiderio di stare vicini alla gente – sacrosanto – e la capacità di accettare un vuoto, un’impotenza, un tempo “inoperoso”. Solo se abbiamo fede per entrare in questo tempo sospeso, forse potremo regalare parole che nascono dal profondo, che sgorgano da un silenzio pieno di ascolto.

  • Immaginando…

 Ma allora che suggerimenti potrei darvi per celebrare il Triduo pasquale nelle case?

Fra qualche giorno vi darò qualche suggerimento, nella certezza che non manchi, specie a voi Genitori, Famiglie, Catechisti, Educatori A.C.R., Capi Scout, Associazioni Parrocchiali, Confraternita dell’Immacolata, Comitato Festa San Sebastiano Martire, la creatività per sostenere tutti affinché possiamo vivere in modo «eccezionale» questa Pasqua 2020.

Vi ringrazio di cuore per l’attenzione che mi concedete e per la collaborazione che offrirete perché la Pasqua non passi come un giorno qualsiasi e possiamo insieme unire le nostre sofferenze a quelle di Gesù perché poi possiamo cantare la Sua e la nostra Vittoria con l’Alleluia che annuncia la sua e la nostra Resurrezione.

Il vostro Parroco e Viceparroco. Saluti e benedizioni scendano su voi tutti.

Racale, 27 Marzo 2020

Don Pasquale e don Francesco

1 Comment

  1. Roberto Ferenderes ha detto:

    Sono molto contento per questa iniziativa che ci fa sentire CHIESA anche fisicamente lontani .
    Dio benedica tutti e ci doni la Pace

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